di Sean Baker, Usa, 2024, 138′
con Mikey Madison, Mark Eydelshteyn, Yuriy Borisov, Karren Karagulian, Ivy Wolk
Anora detta Ani è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan, un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo Ivan invita a casa sua, e Ani scopre che il ragazzo vive in una megavilla ed è figlio unico di un oligarca multimiliardario. Le cose fra i due ragazzi vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo. Ma i genitori di lui non sono affatto d'accordo, e mandano una piccola "squadra di intervento" a recuperare il figlio dissennato. Quella che seguirà è una rocambolesca avventura ricca di sorprese , che tuttavia non dimentica di avere un cuore e un occhio alla realtà anche all'interno dell'esagerazione comica.
Wired.it - Anora è il film che ha vinto il festival di Cannes, fa veramente ridere, è spregiudicato con il sesso e contiene una trovata nella sua storia che da sola verrebbe il biglietto. (...)
Anora è un film prima di tutto divertente, che fa il lavoro della commedia alla perfezione: cioè far ridere non tanto con le battute, ma coinvolgendo lo spettatore in situazioni da cui emergono il paradosso, l’assurdità o l’incastro divertente, e lo fa in particolare con il ritmo dato dalla recitazione. Tutta la seconda parte, in cui viene data la caccia a Vanya in lungo e in largo, è un’odissea per la città (stavolta New York), bellissima, esplorandola nelle aree meno filmate, attraversandola a piedi e in macchina, d’inverno, con il freddo. Questo è un film che New York se la gode proprio.
Tutto fino al grande terzo atto, in cui Anora cambia di nuovo. Accade qualcosa che non riveliamo, ma in modo molto organico gli eventi fanno sì che il protagonista cambi di nuovo, diventando qualcuno che nessuno poteva sospettare. È un colpo di scrittura magistrale, che raramente si vede: se la prima parte è una commedia sofisticata, la seconda un film comico dal gran ritmo, la terza si schiude in un film tenerissimo, onestamente sentimentale.
Sentieri Selvaggi -
Sean Baker porta fino alle estreme conseguenze il suo discorso sulla deriva oscena del presente. Quella per cui la ricchezza è sinonimo di felicità. “Io sono sempre felice”, continua a ripetere Ivan, mentre getta via i soldi di papà. Ma è proprio così. Ed è davvero questa la felicità per Anora, ciò che vuole? E l’amore? Più di una persona glielo ripete: “lui non ti ama davvero”, “tu non lo ami davvero”. Per Sean Baker non ci sono dubbi. L’osceno sta nell’arroganza dei soldi, nell’ostentato e sprezzante atteggiamento della moglie dell’oligarca, nella mancanza di responsabilità del figlio. Non certo nel mettere in mostra e vendere il proprio corpo, come fa Anora, che riesce a mantenere una dignità e un’integrità ben più salde del Mickey di Red Rocket. Forse perché ha un orizzonte di riferimento, seppur sbiadito.