di Guy Davidi, Danimarca, Israele, Finlandia, Islanda, 2022, 100′
Innocence è un film su cosa significa crescere in un paese che ti obbliga a diventare un soldato.
Fare una guerra è un lavoro di narrazione. Una buona storia è fondamentale per legittimare l’uso della forza militare. Ecco perché i militari hanno bisogno di attività promozionali e Israele è un Paese modello nel promuovere le proprie imprese militari.
Abbiamo colonizzato, occupato e invaso con successo, semplicemente per diventare più forti e accettati dalle altre nazioni. La nostra storia di ebrei perseguitati e la nostra democrazia illuminata fanno entrambe parte del nostro solido kit di pubbliche relazioni. Ma prima di promuovere la nostra storia nel resto del mondo, dobbiamo promuoverla presso i nostri figli.
Innocence racconta la storia di ragazze e ragazzi che hanno resistito all’arruolamento ma poi sono capitolati. Le loro storie non sono mai state raccontate perché sono morti in servizio. Attraverso un racconto basato sui loro inquietanti diari, il film descrive il loro sconvolgimento interiore, intrecciando immagini militari di prima mano, momenti chiave dall’infanzia fino all’arruolamento e video amatoriali dei soldati deceduti, le cui storie sono state messe a tacere e sono viste come una minaccia nazionale.
Interviene in videocollegamento il regista Guy Davidi
Innocence, patrocinato da Amnesty International Italia, spinge a riflettere su alcune importanti questioni.
Certamente è un omaggio alla ricchezza spirituale, al valore e alla complessità delle persone ritratte; al coraggio delle loro famiglie, anche solo per il fatto di aver accettato di prendervi parte. È una testimonianza che promuove la necessità di rispettare la libertà di scelta di ogni persona, la possibilità di poter dire no in maniera autentica e senza condizionamenti esterni, sociali o di altra natura.
C'è poi un tema di forte attualità: sappiamo poco delle obiettrici e degli obiettori di coscienza diciottenni che, in questi mesi, rifiutano di prendere le armi per andare a colpire la popolazione civile di Gaza, ben consapevoli che si debba interrompere il ciclo di violenza. Ma ancora meno sappiamo di chi, in un contesto di adolescenza militarizzata, non regge all'arruolamento e decide di farla finita.
Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia
Mymovies.it - in Innocence, forse la più intimamente provocatoria e profonda tra le sue opere, la Palestina non c'è, o almeno non direttamente; questo ibrido di forma documentaristica e raccolta di materiali d'archivio guarda (e si guarda) invece all'interno, nell'animo oscuro della società israeliana e dei valori assoluti a cui essa sacrifica le sue generazioni che si affacciano all'età adulta: le armi, il dominio, la sopraffazione.
Quinlan.it - Innocence ha la forza dirompente di chi prova l’urgenza di dover esprimere, almeno attraverso l’immagine in movimento, proprio quel dissenso che, una volta proibito, ha condotto verso l’ineluttabile esseri umani nel pieno del proprio vigore, e del proprio nitore intellettuale. Alla stregua di altri cineasti israeliani Davidi si pone dunque sulla riva del dissenso, oppone il proprio diniego a uno status quo odierno che va invece in tutt’altra direzione, senza che nulla sembri davvero scalfirlo, né la sofferenza altrui, né la riprovazione della comunità internazionale, e neanche la morte dei suoi stessi figli.