di Miguel Gomes, Portogallo, Italia, Francia, Germania, Giappone, Cina, 2024, 129′
con Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Cláudio da Silva, Lang Khê Tran, Jorge Andrade.
Birmania, 1917. Il funzionario dell'Impero britannico Edward riceve un telegramma dalla fidanzata Molly, che vuole raggiungerlo a Rangoon per sposarlo. Edward sale sul primo treno, che deraglia. Da lì inizia un viaggio attraverso l'Estremo Oriente, che lo condurrà in Vietnam, nelle Filippine, in Giappone e infine in Cina, puntualmente raggiunto dai telegrammi di Molly che non demorde e segue le sue tracce tra mille difficoltà.
FilmTv - Ogni film di Miguel Gomes è la ricerca del film che il regista vorrebbe e dovrebbe fare, e che invece non sa, non può, non vuole fare. I suoi racconti sovrappongono parole e immagini sfasandole, illustrano al contrario pagine di diario, usano la tradizione (letteraria, cinematografica) come traccia da seguire e riscrivere. Grand Tour, storia di un funzionario inglese del 1918 in fuga dalla promessa sposa e dell’inseguimento di quest’ultima attraverso Birmania, Singapore, Filippine, Giappone, Cina, riprende temi (l’osservazione documentaria, la finzione dentro set asettici), toni (tragici, ironici, stupefatti) e atmosfere (molli, coloniali, decadenti) di tutta la sua filmografia. Nell’ipnotico, estenuante incrocio di passato, presente, voci narranti, riprese antropologiche, ricostruzione storica, bianco e nero e colore, porta in scena la crisi di un autore, e dentro il quadro di questa afasia l’impronta della sua genialità.
Internazionale.it - Premiato per la miglior regia a Cannes, è arrivato nelle sale uno dei più raffinati e originali oggetti cinematografici di quest’anno, se non degli ultimi anni. Un’opera rara da vedere e rivedere più volte: Grand tour del regista portoghese Miguel Gomes, tra gli autori più importanti di oggi. Film-sogno dalla grande raffinatezza e invenzione formale sulle posture e imposture coloniali, e non privo di satira, racconta la storia di un giovane uomo che fugge, Edward (Gonçalo Waddington), promesso sposo di Molly (Crista Alfaiate), una ragazza che lo insegue ai quattro angoli del mondo.
Quinlan.it - Come un novello Phileas Fogg, Gomes porta a casa il suo giro del mondo, restituendoci una sorta di mappatura (post)colonialista dell’Asia orientale. Quello che era ieri, tra le due guerre mondiali, col tentacolare potere di Inghilterra, Francia e anche Portogallo (e non solo), e quello che è oggi, un orizzonte indubbiamente più libero. In tal senso, la staffetta di voci narranti che cambiano di nazione in nazione, di lingua in lingua, è persino commovente. Indubbiamente una scelta sagace, pienamente politica – come, del resto, il cinema di Gomes. E poi i panda, il bagno delle scimmie nelle terme, la monorotaia, il valzer e l’opera lirica, i costumi e le scenografie (che lavoro!), i grandi paesaggi naturali e il traffico cittadino, gli accesi cromatismi dei fuochi d’artificio e la notte nero pece della foresta, l’amore, la vita, la morte. La realtà e la finzione. Miguel Gomes è Oscar Diggs. É il mago di Oz.