di Franco Maresco, Italia, 2025, 100′
con Carmelo Bene
Le riprese del film di Franco Maresco su Carmelo Bene vengono bruscamente interrotte dopo l’ennesimo incidente sul set. A staccare la spina è il produttore Andrea Occhipinti, esasperato dai ciak infiniti e dai ripetuti ritardi. Dal canto suo, il regista di Belluscone e La mafia non è più quella di una volta accusa la produzione di “filmicidio”, facendo poi perdere le sue tracce. A cercare di ricucire lo strappo è un amico di Maresco, Umberto Cantone, che chiama a testimoni tutti coloro che hanno partecipato all’impresa, in un'indagine che è l'occasione per ripercorrere la personalità e le idee dell’autore più corrosivo e apocalittico del cinema italiano. E se intanto, lontano da tutto e da tutti, Maresco stesse ultimando il suo film, diventato “il solo modo per dare forma alla rabbia e all’orrore che provo per questo mondo di merda”?
Mymovies - Ci sono almeno tre film, in Un film fatto per bene: quello che segue il viaggio di Cantone, quello che Maresco ha cercato di girare per la Lucky Red, ambientato nella Palermo degli anni '70, con protagonisti Carmelo Bene e un oscuro maestro elementare agiografo, e quello che, fallito il primo progetto, il regista palermitano ha provato a terminare a sue spese, riunendo i collaboratori e gli interpreti più fedeli (il solito teatrino di freak che negli anni abbiamo imparato a conoscere) negli studi della tv palermitana in cui negli anni '80 ha dato vita al duo con Daniele Ciprì.
Quinlan.it - Di un’intelligenza sconfinata, Un film fatto per Bene è un’istantanea tragica sull’Italia culturizzata, ma anche un film comico che trascina alle lacrime per quanto si può ridere di fronte a sequenze indimenticabili, tra le quali appare impossibile non citare il lungo passaggio che vede in scena come vittima/complice del regista/carnefice Francesco Puma, alle prese con un problema gastrointestinale e interprete perfetto nel racchiudere in sé l’incrocio all’apparenza impossibile tra patetico, sublime, artistico, scatologico e comico. Franco Maresco volteggia a levature troppo alte probabilmente per l’asfittico panorama nazionale, ma la sua testimonianza di coerenza è così radicale e ghignante da trascinar via con sé l’intero palinsesto di Venezia 2025.
Cineforum.it - Il film dovrebbe essere una denuncia di impotenza creativa non tanto e non solo per motivi personali, ma più generali. Tra improperi e atroci sarcasmi (compresa una scena in cui viene maltrattato più che cinicamente anche un critico cinematografico che si presta all'occasione), il commento fuori campo lamenta e accusa: “oggi niente ha più senso. Un film di questi tempi non si nega a nessuno”. Aforismatico proprio come il Bene più brillante e virulento.
Come uno specchio mostruoso di noi spettatori, una umanità bizzarra ed empaticamente colta persino quando viene maltrattata (“voi dovete de-pensare!”) si sforza di recitare le parti previste dal copione o almeno di seguire le indicazioni di un regista volutamente implacabile. Invano. Da disillusa metafora della realtà artistica e sociale in cui sopravviviamo.